(dis)cover
Passaggi Arte Contemporanea è presente alla sezione “Otherstage” di The Others Art Fair
con la performance di Tatiana Villani (dis)cover
a cura di Alessandra Ioalè
Domenica 8 novembre (3° piano – NICCHIA) – ore 12/14:30 – 15:30/18:30 – 19:30/21
Torino ex carcere Le Nuove – Via Paolo Borsellino 3
Perché il vestito spesso rivela l’uomo
Shakespeare, Amleto
Atto I, scena III
‘Rimanere puri, fedeli alla propria integrità, soprattutto intellettuale, al proprio pensiero’. Partendo da queste esortazioni l’artista Tatiana Villani ha ideato, per la sezione performativa di The Others, un progetto che si basa sul labile confine tra il sé e l’altro, tra l’essere ‘integro’ come individuo e l’essere ‘integrato’ nella società.
Utilizzando i significati metaforici associati all’abito, l’artista propone un modo visivo, esperienziale e agito di stabilire cortocircuiti tra processi di ricerca identitari, di empatia e di svelamento/mascheramento del sé. Processi che mettono in luce tutte le sfaccettature e la complessità che il concetto di integrità solleva ai giorni nostri.
“Non c’è niente di più profondo della pelle”, secondo Paul Valéry, e sulla pelle indossiamo gli abiti, involucri che ci salvaguardano dagli agenti fisici, ma non solo, come si evince dai tantissimi studi sulla storia del costume e dei costumi. Il vestito copre, nasconde, svela. Racconta sempre qualcosa di chi lo indossa. È una sorta di seconda pelle, un veicolo di rappresentazione del sé con cui ci presentiamo agli altri. Nella ‘modernità liquida’ in cui viviamo, dominata dal culto dell’immagine, l’abito sempre più sembra farsi espressione mutevole della sessualità e dell’identità fluida del nostro tempo.
Ma l’abito è anche un potente veicolo di integrazione e omologazione: essere integrati richiede uno sforzo relazionale ed estetico forte e spesso inconsapevole: si vestono i panni di un ruolo, che può essere il genere, la professione, uno stile rappresentativo di un gruppo.
L’abito può rappresentare la scissione psicologica dell’individuo tra come è e come deve apparire secondo i canoni che la società in cui si trova a vivere, lavorare, formare un proprio nucleo familiare, gli impone. Un adattamento che sembra essere congeniale e facile per sopravvivere e stare bene con gli altri, per mantenere paradossalmente la propria integrità.
Lo ‘Stay Gold’, l’essere d’oro, apparirà dal tempo e dall’attenzione di un’intima relazione privata, all’interno di uno spazio, un ex carcere (luogo dell’impresentabile, del nascosto, della perdita), durante una fiera d’arte (spazio dell’esposto, dell’esibito, punto luminoso dei riflettori).